“Meditiamo da soli, ma viviamo la vita insieme ad altre persone; il divario è inevitabile. Se il cammino mira a ridurre la sofferenza, gran parte della quale dipende dagli altri, allora forse sarà il caso di riconsiderare il nostro impegno centrato esclusivamente sulle pratiche individuali. – Gregory Kramer”

La mindfulness interpersonale è unica nel suo genere perché si propone di portare la consapevolezza in uno degli ambiti più difficili della nostra vita: quello delle relazioni.

Si basa sulla pratica di Insight Dialogue, e nasce dalla collaborazione tra la Metta Foundation, fondata da Gregory Kramer , e il Center for Mindfulness, fondato da Jon Kabat Zinn , per sostenere i partecipanti ad estendere la loro pratica di Mindfulness nella sfera interpersonale, coltivando una qualità di presenza consapevole nelle relazioni.

“È nella vita di relazione che si innesca più acutamente la sofferenza associata alla dinamica di desideri e attaccamenti. Ed è lì che occorre disinnescarla” , sostiene Gregory Kramer.

Kramer ha innovato la tradizionale pratica solitaria, aprendola alla sfera relazionale, interpersonale. Il dialogo meditativo in diade è infatti al cuore della pratica formale messa a punto da lui, ed esposta in un testo ritenuto cardinale da chi si occupa di mindfulness: l’Insight Dialogue.

PERCHE’ SVILUPPARE UNA MEDITAZIONE DI CONSAPEVOLEZZA INTERPERSONALE O RELAZIONALE?

Nella pratica individuale col tempo sviluppiamo la capacità di lasciar emergere le qualità meditative nella Mente-Cuore “lavorata” dalla consapevolezza; qualità che permettono una graduale disidentificazione e ilrilascio dei meccanismi psichici e degli schemi di reattività che le abitudini e l’esperienza hanno sedimentato in noi.

E’ tuttavia difficile negare che le relazioni sono il luogo dove con più intensità si innescano reattività emotiva e proiezioni mentali. Nei momenti in cui ci si trova in relazione con l’altro il nostro io attiva e manifesta con più forza le sue facce . Oltre che intensa questa reattività è molto spesso condizionata, non intenzionale . Quando è coinvolto il linguaggio la nostra attenzione è quasi sempre “sequestrata”e ristretta nella sola dimensione discorsiva, con scarsa o nulla capacità di mantenersi in contatto con quanto accade parallelamente nell’esperienza, per esempio a livello di sensazioni somatiche o emozionali. Ciò aumenta la nostra vulnerabilità a risposte automatiche e inconsapevoli.

La pratica silenziosa è essenziale ma capita sovente che possa accedere solo retrospettivamente a ciò che sperimentiamo nell’interazione. Inoltre la consuetudine con la dimensione individuale e silenziosa in cui coltiviamo di solito la consapevolezza ci lascia spesso confusi e incapaci di ricordare di richiamarla quando entra in gioco il linguaggio.

C’è poi un secondo ordine di motivi per esplorare la possibilità di una pratica interpersonale o relazionale: quando la nostra coscienza si trova a contatto diretto con un’altra coscienza ed entrambe si stanno intenzionalmente ponendo nello stato di presenza consapevole , può accadere, spesso, che si instauri una sorta di risonanza, di rispecchiamento , che intensifica la consapevolezza di ciascuno, così come le altre qualità della Mente-Cuore meditativa. Per esempio non è raro che i meditanti in diade (coppia) sperimento un livello di concentrazione e stabilità a cui riferiscono di accedere molto più raramente durante la pratica individuale. In questo senso la pratica relazionale può risultare una sorta di acceleratore .

E’ importante sottolineare che l’Insight Dialogue o meditazione interpersonale è fondato sulla pratica di meditazione di consapevolezza individuale; non è un’alternativa o un sostituto della pratica silenziosa , ma una sua estensione al momento relazionale in atto. Non è possibile la pratica di meditazione interpersonale senza aver mai sperimentato la pratica individuale e aver iniziato a comprendere esperienzialmente com’è lo stato di coscienza chiamato “consapevolezza”.

COM’E’ STRUTTURATA LA MEDITAZIONE INTERPERSONALE?

Come ogni pratica meditativa, si compone di istruzioni, dette anche linee guida, che hanno lo scopo di orientare la nostra attenzione a notare e osservare certi aspetti della nostra esperienza , interna ed esterna.

La prima parte di ogni seduta inizia sempre con la pratica silenziosa .

Poi si accede alla pratica relazionale che, partendo dalle linee guida che vengono fornite, viene sviluppata in diade (in coppia) o a piccoli gruppi , dove i partecipanti occupano vicendevolmente tre dimensioni relazionali differenti: oratore, ascoltatore e dialogante.

Ogni istruzione o linea guida ha lo scopo di coltivare una certa qualità meditativa della Mente specificatamente nella dimensione relazionale. Le istruzioni sono sempre indicate con espressioni semplici, brevi e pragmatiche, ossia denotante un’azione da mettere in atto da parte della nostra attenzione e della consapevolezza. Ciò per favorire la possibilità di indirizzarle tacitamente a se stessi quando ci si ritrova nel mezzo di un’interazione intensa e capace di attivarci, cioè di assorbirci .

Un ulteriore aspetto caratteristico dell’Insight Dialogue, meditazione interpersonale, sono le “contemplazioni”, ossia i temi che si esplorano insieme dando voce alla loro contemplazione sia interiore che condivisa. Rappresentano temi allo stesso tempo “universali”, tali da non poter non riguardare intimamente ogni partecipante e “inesauribili” , ossia di tale profondità e portata che ogni volta sarà possibile esplorarne un solo aspetto e sempre in rapporto alle proprie condizioni esistenziali del momento .

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